Pietro Leemann
Sono nato a Locarno il 24 luglio 1961. A quei tempi la prescrizione per i giovani in crescita, si diceva per avere un buon sviluppo del corpo e dell’intelligenza, era di mangiare carne due volte al giorno. Lo zucchero non era da meno, promosso come viatico per avere energia da spendere. Le marmellate quando povere di gusto e ricche di coloranti non erano simbolo del progresso raggiunto. Non ci si poneva il tema della qualità delle coltivazioni, l’importante che le pesche e i pomodori fossero grandi, tondi e perfetti, l’insalata acquosa per non scioccare i bambini che la mangiavano.
Per mia fortuna a casa avevamo l’orto che, anche se rigorosamente non biologico, ci dava comunque un’alternativa a quanto proposto dalla grande distribuzione.
Al contempo viveva ancora una generazione precedente, legata ai valori tradizionali della terra, ancora ricordo le signore in costume dalla Val Cannobina, vere forze della natura, che venivano a dar manforte agli ormai vecchi contadini, sfalciando, coltivando e spaccando legna.
Vicino a casa c’era una stalla con una mucca, amorevolmente allevata da Nilde, così la mattina andavo dal lei a prendere il latte. Il mercato di Locarno era ancora molto vivo, dalle valli arrivano i piccolissimi produttori a portare i loro ortaggi.
Poi velocemente, troppo velocemente loro sono scomparsi e come risvegliato da un brutto sogno mi sono reso conto che il modello alimentare e agricolo come promosso a quei tempi quale viatico per il progresso, non portava da nessuna parte, ne per l’ambiente impoverito ne verso la mia salute.
Avevo poco più di vent’anni e nonostante aver raccolto esperienze in alcuni dei migliori ristoranti d’Europa, non mi sentivo a mio agio. Nella mia relazione con me stesso, con gli animali che così tanto amavo, con gli altri, verso la Natura e verso Dio. Dentro di me avevo idealizzato un paradiso terrestre, molto distante dalla realtà che osservavo.
Per mia fortuna, si vede che altri sentivano similmente a me, in quegli anni nascevano degli stili di vita che proponevano pensieri nuovi, ma in fondo antichi come la storia del mondo.
L’agricoltura biologica, la permacultura, la biodinamica e l’alimentazione vegetariana.
Nascevano anche le prime diete olistiche, anche loro attingenti dal buonsenso, dall’Oriente, mia grande fonte di ispirazione e dallo stile di vivere dei nostri avi.
Questi non sarebbero da idealizzare a tutti i costi, sarebbe invece da porsi, perché un cibo sano è stato trasformato in cibo industriale? Perché subire un nuovo modello di vita chiaramente controproducente sotto ogni punto di vista?
La risposta da darsi è una mancanza di conoscenza, che quando olistica, che attinge cioè dall’osservazione del mondo fuori e del mondo dentro, rende le persone inattaccabili perché consapevoli.
Conscio della grande opportunità di prendere parte a una vera e propria rivoluzione, mi sono gettato a capofitto nell’acquisire conoscenza. L’ho raccolta studiando i precetti per un’alimentazione sana prescritti da Ippocrate all’Ayurveda, imparando dell’agricoltura attraverso contadini che avevano un approccio consapevole, coltivando io stesso.
Poi sono diventato vegetariano e mi sono reso conto di quanto fosse importante quanto mangiavo. Per la mia salute, per sentirmi in pace in relazione a Madre Natura, con la mia coscienza che riusciva a spiccare il volo grazie alle scelte fatte. Siamo e diventiamo ciò che scegliamo di fare e di mangiare.
Una volta colte le peculiarità che oggettivamente fanno la differenza, mi sono dedicato, attraverso il Joia, attraverso i libri scritti, attraverso le molte interviste a promuovere quei valori che, per esperienza vissuta, migliorano al vita.
Al Joia lavoriamo con i contadini biologici e il cibo è viatico per la salute fisica e interiore dei nostri ospiti.
Come fare a portare un contributo al cambiamento? Attraverso l’esempio e dimostrando come ogni trasformazione che desideriamo è possibile. In fondo la vita di molti è dedicata a cercare di essere il più coerenti possibile con dei principi, universali e insiti in ognuno.
Lo stesso assieme a Vera faremo con tutto il cuore a Biosfera.